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Elisabetta Cardella - These plants can kill

THESE PLANTS CAN KILL Dal 16 al 24 febbraio 2019 Inaugurazione sabato 16 febbraio 2019 ore 18.30 IpazziFactory via Palestro 21, Pisa Opere di Elisabetta Cardella Installazione interattiva a cura di Alma Artis - Accademia di Belle Arti Suono Massimo Magrini A cura di Carlo Alberto Arzelà "Un giardino pericoloso questo. Intrappolato nelle pietre, trafitto da spine, braccato da animali che mostrano i denti, circondato da insetti velenosi, fiori che avvinghiano fino a soffocarti. Occorre lottare. L’unica arma per uscirne vivi è la bellezza."

incontro con Tano Siracusa




















"SCORRIMENTI FOTOGRAFICI" - andare oltre lo scatto
incontro con Tano Siracusa - Giovedì 19 aprile 2018 - ore 21,30
Spazio Per l'Arte Contemporanea iPazziFactory, Via Palestro 21, Pisa


Nel corso della serata saranno proiettati i seguenti corti:
Gli invasori.
Amsterdam.
Elegia.
Napoli, suoni.
Nei momenti di diffcoltà.
Mediterraneo.
Cattolica Eraclea, venderdì santo.

La proiezione, della durata complessiva di circa un ora. Oltre ai video sarà possibile dialogare con l'autore. L'evento è accolto all'interno della mostra TIME - il tempo delle nostre vite.
TANO SIRACUSA - Fotoreporter di Agrigento, esperto di reportage e pubblicista, è un fotografo di grande capacità e sensibilità. Si occupa prevalentemente di sud, di periferie e confini, non solo geografici. Ha ha realizzato numerosi reportage ed esposto in mostre nazionali e internazionali, pubblicato libri fotografici e documentaristici. È stato condirettore del trimestrale "Suddovest" e direttore del mensile ‘Fuorivista’ e ha fatto parte della redazione della rivista ‘Gente di fotografia. In questa occasione presenta 7 sue opere in foto/video, come sempre al confine tra l'occhio del documentatore e l'anima dell'artista e dell'uomo di alti valori civili e morali.

 "I video che verranno presentati sono esempi di una mia appassionata e serena infedeltà alla fotografia. Raccolgono materiali utilizzati nell’arco di un trentennio, dalle foto in bianco e nero alle clip girate negli ultimi sei anni. Ci sono i sud che ho visitato, la mia predilezione per le periferie del mondo, le mie ossessioni visive, ma lungo un percorso nel quale la fotografia si è ‘ messa in movimento’ e in relazione alla musica, ai rumori, alle parole scritte e dette.

Con Cartier Bresson la scelta dell’attimo in cui qualcosa accade ha rovesciato in valore un limite, il silenzio dell’immagine che permane, oltre il quale il presente non è mai identico a se stesso e si svolge la vita, il suo dramma, la sua farsa: oltre il quale l’omino sospeso per aria atterrerà sulla pozzanghera. C’è questa irrealtà della fotografia che mi aveva affascinato e ancora mi affascina, ma anche la voglia di oltrepassarla verso linguaggi più complessi e mimetici che conoscevo solo da spettatore, e di farlo da autodidatta, anche nel montaggio, sperimentando, provando, sbagliando. Da dilettante, come sono stato anche da fotografo, con una competenza ‘tecnica’ ridicola e senza pensare a un pubblico che ho sempre pensato di pochi amici. Solo chi prova un piacere intenso, un profondo benessere fisico quando scatta, è un fotografo, sostiene Salgado, uno dei pochi ancora convinto che la fotografia, almeno un po', possa cambiare il mondo. A dimostrazione che i maestri dicono a volte delle verità semplici, in questo caso la prima che un fotografo riconosce. Quel piacere che per quanto mi riguarda rimane la principale ragione per cui continuo a giocare con le immagini.”